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Inserita in Salute il 27/09/2013
da Marina Angelo
Uno studio sui ballerini di danza classica rivela: mangiano meno di quanto bruciano
I ballerini di danza classica non mangiano abbastanza rispetto a quello che bruciano “alla sbarra”. «Dalle analisi delle abitudini alimentari, è emerso che nella maggior parte dei casi il regime alimentare seguito non è conforme con il dispendio energetico giornaliero».
E’ quanto emerge dal primo studio sulla dieta dei danzatori classici, condotto nell´ambito del progetto Giovani al centro (Gac), al quale collabora Mariafrancesca Garritano, in arte Mary Garret, ex ballerina solista del Teatro alla Scala, licenziata dall´ente milanese dopo aver denunciato il rischio di disturbi alimentari nel mondo della danza.
Lo studio è stato condotto come tesi di laurea magistrale in Biologia applicata alle scienze dell´alimentazione da Simona Canali, sotto la supervisione di Pietro Marco Boselli dell´università degli Studi di Milano. La ricerca ha coinvolto un gruppo di allievi del progetto Gac (direzione artistica Michele Villanova): «Dodici danzatori, maschi e femmine, di età compresa tra 15 e 22 anni». L´obiettivo è stato quello di verificare, attraverso la misurazione e l´analisi di parametri specifici, la conformità tra le abitudini nutrizionali e il consumo energetico dei ballerini del campione, spiega Canali. Per ogni partecipante, l´autrice ha calcolato il dispendio energetico totale e le sue componenti acquose, proteiche, di grassi e zuccheri durante le lezioni di danza classica.
Nello studio sono state inoltre valutate le abitudini alimentari, la composizione corporea e, di conseguenza, il metabolismo individuale di ciascuno.
I dati ottenuti sono stati quindi analizzati con l´obiettivo di valutare se le abitudini alimentari di ciascun ballerino fossero adeguate a supportare l´attività fisica svolta, e sono stati utilizzati per svolgere una analisi statistica di gruppo.
«È emerso - riporta Canali - che soltanto il 17% dei ragazzi ha un consumo (inteso come energia bruciata) di tutte le singole componenti (acqua, lipidi, glucidi, massa ed energia) che si colloca all´interno del consumo medio del campione». Tradotto, «ciò significa che non si può generalizzare il dispendio energetico associato alla danza definendo un dato medio, ma tutto dipende dal metabolismo individuale».
Infatti, «pur svolgendo sempre la stessa tipologia di lezione, è risultato che ogni danzatore utilizza le proprie risorse energetiche in modo diverso. Non solo rispetto ai compagni, ma anche rispetto a se stesso a seconda della forma fisica, dello stato nutrizionale e del metabolismo».
Nel dettaglio, «il consumo di massa è risultato per il 75% dei partecipanti principalmente a carico dei glucidi e per i restanti a carico dei lipidi, mentre la fornitura energetica per il 75% a carico dei lipidi e per i restanti a carico dei glucidi. Inoltre, analizzando la richiesta energetica complessiva dell´attività fisica, si è scoperto che per il campione considerato il valore Met (equivalenti metabolici) corrisponderebbe a 9,5».
La conclusione più immediata resta comunque che, «dalle analisi delle abitudini alimentari, è emerso che nella maggior parte dei casi il regime alimentare seguito non è conforme con il dispendio giornaliero». Proprio perchè «dallo studio risulta che non è possibile stabilire un consumo medio del danzatore che sia significativo del gruppo in tutte le sue componenti, e che quindi è necessario analizzare ogni caso singolarmente - aggiunge Canali - ora passeremo alla seconda parte della ricerca: proveremo a intervenire sull´alimentazione di questi ragazzi, proponendo al gruppo di danzatori e ad altri eventualmente interessati una dieta ottimale definita “su misura” in base alle specifiche esigenze fisio-metaboliche di ciascuno. L´obiettivo finale è valutarne gli effetti sullo stato di salute e sul rendimento dell´attività svolta».
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