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Inserita in Cultura il 23/02/2016 da REDAZIONE REGIONALE

BONANNO ANTONIO: CELEBRE GIURISTA NEL REGNO DI SICILIA

BONANNO
Nacque a Salemi (Trapani) tra il 1375 e il 1380, si presume che il padre sia stato Giacomo Bonanno (sulle origini della famiglia e sulla presenza in Sicilia si cf. M. Portovenero, Società e diritto nella Sicilia medievale. Una famiglia di giuristi siciliani del ´400: i Bonanno, Casa Editrice Kimerik, Patti (ME) 2013, pp. 81-86), notaio di Salemi che nel 1416 redige l’atto di omaggio dell’Universitas all’infante Giovanni (cf. ib. pp. 87-88). Consegue la laurea in utroque presso lo Studio bolognese tra il 1414 e il 1416, anno in cui è già giudice del Capitano a Salemi (ib., p. 89). Fu un famoso giurista, «l’importanza ed il prestigio come giurista ed esperto di diritto sono evidenti e collocano il legum doctor tra i più rinomati esponenti della realtà giuridica siciliana della prima metà del Quattrocento» (ib., p. 88), amico di re Alfonso I d’Aragona e maestro (tra il 1424 e il 1426) del fratello l’infante Pietro. Fu padre di Giacomo, anche lui celebre giurista. Tra il 1416 e il 1419 dedicò un’opera (Conclusiones ad obsegum Rev.mi Episcopi Ilerdensis nunc Siciliae proregis) al viceré di Sicilia, Domenico Ram, vescovo di Lerida. Negli anni 1416-1417 è giudice del Capitano a Salemi, nel 1425-26 è giudice assessore della corte del Capitano di Agrigento (cf. A. Romano, Su due giuristi siciliani del Quattrocento: Antonio e Giacomo Bonanno, in Scuole Diritto e Società nel Mezzogiorno Medievale d’Italia (a cura di Manlio Bellomo), vol. I, Editrice Tringale, Catania 1985, p. 248). Grazie alla sua autorevolezza giuridica tiene a Palermo una scuola di diritto negli anni 1425-26, dopo aver insegnato, pare, per circa dieci anni a Lentini. L’11 aprile 1426 la città di Palermo assegna al magister scolarum in legibus (Bonanno) lo stipendio annuo di dieci onze per l’insegnamento superiore di scienze giuridiche, da tenersi dal prossimo settembre, che i palermitani tenevano in varie discipline nel loro Studio privato, aperto nel convento di S. Domenico, a favore di quei giovani che non volevano affrontare i disagi e le spese di viaggio fino a Bologna, Ferrara, Pavia e Padova che avevano Studi generali o Università rinomate alle quali si poteva accedere grazie ai contributi elargiti dai Comuni o dai viceré di Sicilia. Era dal 23 giugno 1312 che i palermitani, per ovviare a quest’onere, avevano chiesto a Federico II d’Aragona l’autorizzazione di aprire in città, sede del Regno, uno Studio generale, ma la richiesta non era stata mai accolta, così nel 1328 si aprì a Palermo uno Studio privato. Bonanno vi insegnò probabilmente fino al 1444 con giovamento degli studenti, tanto che il viceré Speciale già il 28 agosto 1427 gli indirizzava un elogio perché «cum omni solertia et lectionibus continuis adempiva al suo dovere» (M. Portovenero, Società e diritto nella Sicilia medievale. Una famiglia di giuristi siciliani del ´400: i Bonanno, p. 90). Avendo Alfonso I d’Aragona bisogno di denaro, vendette, fra le altre città, anche quella demaniale di Salemi allo spagnolo Bernardo Requisenz. I cittadini salemitani si opposero, perché in aperto contrasto con il privilegio concesso loro da Martino il Giovane e dalla regina Maria il 6 gennaio 1396, secondo i quali la città e il castello non potevano essere venduti e staccati dal demanio. Così nel febbraio 1427 lo inviarono, insieme ad altri, come ambasciatore al re. Grazie alla sua dottrina e alla sua autorità fu revocata la vendita, e il re confermò, con scritto datato 13 febbraio 1427, il privilegio precedente. Data la fama che si era conquistata, il 16 marzo 1433 ricevette un simile incarico dalla città di Sciacca al fine di riscattare la capitaneria e la castellania data in pegno per cento onze da Alfonso al maestro dell’Ordine cavalleresco spagnolo di Nostra Signora della Montesa. L’ambasciata ebbe esito positivo e il riscatto è concesso dal re nel 1434. Gli sciacchitani ricambiarono questo favore con il figlio Giacomo che nel 1444 aprì uno Studium in quella città (cf. I. Scaturro, Storia della Città di Sciacca, Napoli 1925, vol. I, p. 593). Nel 1435-36 lo troviamo a Sciacca come giudice assessore del capitano Giamo di Noto e quivi regge un legale studium. A Sciacca possiede innumerevoli beni, questa «risulta la principale sede in cui il Bonanno stabilizza rapporti familiari e intrattiene affari economici come si evince da una serie di documenti inediti» (cf. M. Portovenero, Società e diritto nella Sicilia medievale. Una famiglia di giuristi siciliani del ´400: i Bonanno, p. 92). Ancora a Sciacca occupa importanti posizioni all’interno delle più insigni confraternite saccensi e manifestato adesione al movimento dell’Osservanza (cf. ib., p. 133). Il 30 ottobre 1436 lo troviamo a Mazara e nelle terre della Val di Mazara come commissario generale. Nel 1444 si trasferì a Trapani e aprì uno Studium legale anche se non era consentito lo ius doctorandi per giuristi e procuratores che spettava allo Studium di Catania. Alfonso con suo rescritto del 25 gennaio 1445 gli concesse la facoltà di esercitare la giurisdizione civile e criminale sugli studenti «come se fosse rettore di pubblico Studio» (I. Scaturro, Storia della Città di Sciacca, p. 464). Lo Studium legale fu molto frequentato da mettere in pericolo le sorti di quello catanese, tanto che, per la forte concorrenza, questo ne chiese la chiusura al viceré, che rispose di non potere accogliere la richiesta «perché lo stesso Antonio aveva il permesso del re di leggere diritto» (R. Sabbatini, Storia documentata della R. Università di Catania, parte I; Id., L’Università di Catania nel sec. XV, Catania 1898, p. 18, doc. n. 68). A Trapani si fermò fino alla morte avvenuta prima del 1476 (cf. Libro Rosso della Città di Salemi, Biblioteca Comunale di Salemi, p. 7, Raccoglie 125 documenti in ordine non cronologico, dal 1314; F. La Colla, La storia delle municipalità siciliane e il libro rosso della città di Salemi, estratto da «Archivio storico siciliano», 1884, n. s. 8, pp. 416-434). Negli anni 1445-46 è giudice a Trapani dei primi appelli e nel 1448-49 è giudice assessore del giustiziere di Trapani. Possedeva dei terreni a Mondura, allora nel territorio di Salemi. Nel Libro Rosso si rileva che aveva contestato ai suoi concittadini il diritto di legnatico, provocando l’intervento dei giurati a difesa del diritto stesso.
Scritti di Bonanno: Conclusiones ad obsegum Rev.mi Episcopi Illerdensis nunc Siciliae proregis, dedicata al Viceré di Sicilia Domenico Ram, vescovo di Lerida, non pubblicato, De feudis, ms. non pubblicato (cf. Adria Gian Giacomo, De Divisione Siciliae ad Carolum imperatorem, Ms. della Biblioteca Comunale di Palermo (segn. Qq. C. 85), ff. 272-273.
Scritti su Bonanno: S. Cognata, Salemi fedele, Salemi 1956, pp. 9-13; Id., Da Alicia a Salemi, Salemi 1960, p. 50; A. Romano, Su due giuristi siciliani del Quattrocento: Antonio e Giacomo Bonanno, in Scuole Diritto e Società nel Mezzogiorno Medievale d’Italia (a cura di Manlio Bellomo), vol. I, Editrice Tringale, Catania 1985, pp. 238-258; M. Portovenero, Società e diritto nella Sicilia medievale. Una famiglia di giuristi siciliani del ´400: i Bonanno, Casa Editrice Kimerik, Patti (ME) 2013, pp. 88-99.

SALVATORE AGUECI

 

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