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Inserita in Cronaca il 15/07/2013
da redazione
Straordinarie scoperte archeologiche a Granitola
I nostri fondali sono ricchi quanto la nostra terra che emerge dalle acque. Lo sanno bene gli esperti come Giampaolo Mirabile, profondo conoscitore dei fondali di Torretta Granitola (Campobello di Mazara TP),che ha suggerito alla Soprintendenza del Mare della Regione siciliana una ricognizione archeologica subacquea.
E’ nel tratto di mare tra Puzziteddu e Kartibubbo che sono stati raccolti numerosi arnioni di selce, una pietra molto utilizzata soprattutto durante il Paleolitico e il Neolitico, la cui collocazione potrebbe indicare come un tempo ci fosse un insediamento preistorico quasi completamente distrutto dall’innalzamento del livello marino.
La seconda immersione e’ avvenuta in area “Puzziteddu” dove dalla foto satellitare era stata individuata una struttura dal perimetro quadrangolare sui cui bordi sono stati individuati blocchi squadrati e alcuni anche modanati, cornici ed architravi. Si potrebbe trattare di una struttura costiera di epoca classica o ellenistica che si ergeva su un’emergenza rocciosa costiera oggi a circa un metro di profondita’.
Da una terza immersione è stato possibile trovare, incastrati tra le rocce, numerosi frammenti di tegole in terracotta piatte con bordo ispessito attribuibili ad epoca ellenistica. E’ evidente che si tratta di cio’ che resta di un carico di laterizi naufragato nei pressi della costa quasi di fronte al Faro di Capo Granitola.
Infine è stata portata a termine la più prolungata immersione per verificare la consistenza di un reperto di grande interesse paleontologico nella zona dove, alcuni anni fa, furono identificate, sempre dal Mirabile, due molari fossili di Elephas Mnaidriensis, una varietà di elefante di media taglia vissuto in Sicilia tra 100.000 e 200.000 anni fa.
E’ stata rinvenuta una lunga zanna, parzialmente conservata inglobata nel conglomerato naturale prodotto di accumuli alluvionali evidentemente di epoca pleistocenica. La zanna è lunga oltre un metro e risulta sezionata a metà longitudinalmente. Ciò permette di intravedere la struttura interna laminare della zanna le cui dimensioni confermano l’identificazione al Mnaidirensis dell’elefante già indiziato attraverso i precedenti rinvenimenti.
Nelle vicinanze sono state identificate probabili orme di elefante nel banco conglomeratico presente sul fondo del mare.
Con i rinvenimenti attuali è ormai chiaro che i resti dell’elefante si trovano sparsi in una limitata area non in connessione anatomica, bensì disconnessi ma raccolti all’interno di un deposito conglomerato a ciottoli, prodotto di deposizione alluvionale.
Con l’occasione si è rivisitato il relitto dei marmi, nello spazio di mare antistante Kartibubbo, già segnalato da Gianfranco Purpura. Il carico è in perfette condizioni con almeno tre altari modanati ancora visibili.
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| 16/07/2013 - interessantissimo, grazie per le precisioni date (gianpaolo mirabile cell.3339219826) |
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