Inserita in Sport il 16/03/2015
da Gabriele Li Mandri
Il punto sulla Serie A: la domenica delle rivincite
In attesa dei piatti forti di lunedì, decisivi per tanti aspetti, questa domenica spezzettata dai turni infrasettimanali di Europa League non ci ha comunque lasciati a bocca asciutta, anzi: è stata per tanti versi la domenica delle rivincite. Rivincite, per alcuni giocatori giudicati finiti o per sopraggiunta vecchiaia o per talento mai esploso. Rivincite, ancora, per giocatori partiti dal basso che non chiedono altro che una vetrina per mettersi in mostra agli occhi del campionato italiano.
In una domenica in cui le uniche due big in campo han faticato da paura, non poteva che essere altrimenti: quando non è l’eccellenza a spingere sull’acceleratore ci pensa la fame, la voglia di rivalsa, il sudore della fronte e l’umiltà. Ed è bello che sia così, dato che il nostro calcio non vive esattamente tempi di vacche grasse: mancasse anche quello, faremmo meglio a chiudere baracca e burattini e vivere la Serie A con VHS e videoregistratori, ammesso che ne esistano ancora.
Fortunatamente, al nostro campionato operaio non mancano uomini di fatica, e che uomini. Chiedere ad un certo Luca Toni: 37 anni suonati, una ribalta conquistata tardi in Serie A ma difesa coi denti, un Mondiale vinto, la consacrazione internazionale al Bayern, il ritorno in Italia, l’occasione fallita con Roma e Juve, la pensione negli Emirati Arabi. Mancavano solo le scarpette appese al chiodo, per chiudere una carriera più che dignitosa, e invece Toni s’è rimesso in gioco al Verona: 20 gol il primo anno e 13 il secondo, di cui 7 segnati nelle ultime 6 partite. La doppietta che ha distrutto il Napoli è stata solo l’ultima (in ordine temporale) rivincita di un giocatore che mai vorremmo veder smettere di giocare: per qualità umane, per fiuto del gol, per affetto. E quel momento non è ancora arrivato.
Ma per essere considerati “bolliti” non serve avere necessariamente 37 anni: Alberto Paloschi, ad esempio, ne ha solo 25 ma è come se fossero 40. Non per esperienza, anche se oramai siamo abituati da tempo a vederlo saltellare fra campo e panchina come un leprotto, ma per giudizi: è un calciatore finito, scassato, inesploso, intristito, che ha deluso le aspettative. Vorrei vedere voi esordire con la maglia rossonera in Serie A a 18 anni, segnare dopo 18 secondi il gol decisivo e sentirsi chiamare “predestinato” da un certo Carlo Ancelotti. Per non parlare dei paragoni con Pippo Inzaghi. Pressioni del genere si reggono solo se si è campioni strepitosi: Paloschi non lo è e non lo sarà mai, ma con la doppietta che ha permesso al Chievo di stendere il Genoa ha ricordato a tutti che non serve essere Pippo Inzaghi per trovare la propria strada. Anche se ci dovesse volere del tempo.
Le rivincite non si sono comunque esaurite qui. Rimangono altri due giocatori, grandi protagonisti della domenica, a meritarsi un posticino in questa speciale classifica dei meno abbienti: il primo è Gregoire Defrel, il secondo è Nicola Sansone. Il francese del Cesena è un caso più unico che raro: classe ’91, solamente quattro anni fa calcava i prati della Lega Pro con la maglia del Foggia e oggi, oltre a qualche gol che non fa mai male, sta attirando le attenzioni di tante big italiane ed europee. Quello spettacolare pallonetto che ha messo tanta paura all’Inter, poi pareggiato da Palacio, è solo l’ultimo dei colpi di un giovane che ricorda molto Muriel: bruciante nello scatto e con il vizio dell’assist. Di strada ne ha fatta: la speranza è che continui a farla.
La storia di Sansone è particolare: nato in Germania e aggregato alle giovanili del Bayern, è stato snobbato dai tedeschi passando a Parma da svincolato. Poi l’esordio in Italia in Serie B col Crotone, il ritorno a Parma fatto più di ombre che di luci, e quel passaggio al Sassuolo lo scorso gennaio con le prime scintille da giocatore vero. Per farsi notare ha scelto proprio gli ex: due gol, un assist e un rigore procurato, per quella che si può tranquillamente definire la partita perfetta. Questa estate probabilmente Berardi partirà, destinazione Juventus: starà a Nicola approfittare della chance per provare a dimostrare che chi fatica può andare oltre una semplice domenica di rivincite. E questo vale per tutti.
Gabriele Li Mandri
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