Inserita in Cronaca il 18/09/2015
da REDAZIONE REGIONALE
VESCOVO DI TRAPANI - L’ESPERIENZA DELLA PARROCCHIA DI GUARRATO CON GLI IMMIGRATI DEL CAS PER SUPERARE STEREOTIPI E PAURE.
L’ultimo momento comunitario è stato la via Crucis e la festa del Crocifisso con la “vara” portata a spalla dai fedeli e da alcuni ragazzi provenienti dalla Nigeria e dal Ghana. Prima la via crucis in due lingue che si è conclusa in chiesa con la testimonianza di Philip, Dominic e Jeffrey che hanno raccontato la loro personale via crucis: dai loro paesi, fino alla Libia, le violenze, le due notti in mare. “Quando nel giugno scorso si è aperto un centro per richiedenti asilo nel territorio parrocchiale abbiamo subito pensato di rispondere in maniera solidale a questa presenza – spiega il parroco don Fabio Pizzitola - Siamo andati al centro per conoscere gli ospiti, la maggior parte sono musulmani e una ventina cattolici. Abbiamo ripercorso gli episodi della Bibbia, la fuga in Egitto di Gesù, un perseguitato politico, abbiamo letto un famoso versetto della sura 49 del Corano che dice ‘abbiamo fatto di voi popoli e tribù perché vi conosceste a vicenda’. Abbiamo messo a disposizione degli ospiti del centro il campo di calcio che frequentano regolarmente due volte a settimana: prima per giocare tra loro ora anche con i ragazzi delle frazione in un clima sereno. Alcuni di loro, i cattolici, partecipano regolarmente alla messa della domenica e quindi abbiamo iniziato a realizzare e fotocopiare i foglietti per la celebrazione anche in inglese e francese. Ormai per la messa della domenica delle ore 10 il Vangelo viene proclamato sia in italiano sia in inglese”. Le comunità parrocchiali di Guarrato e Rilievo avevano già vissuto diversi appuntamenti insieme ad immigrati negli anni scorsi. In particolare le “partite del cuore” con gli ospiti del CARA di Salinagrande e cene etniche con cibi tradizionali delle diverse culture. Già prima dell’appello del papa, nella canonica di Guarrato è stato ricavato uno spazio per l’accoglienza temporanea di immigrati che, attraverso la Comunità di Sant’Egidio, avevano bisogno di un alloggio temporaneo in attesa di sbrigare pratiche burocratiche presso la Questura o la Commissione territoriale.
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